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L’Europa
si è arresa Rantolio a Bruxelles Come
un soldato costretto ad uscire dalla sua trincea disarmato, l’Europa ha
alzato le braccia. Anche se l’andamento squilibrato dell’economia italiana è
palese, Buxelles non farà scattare la procedura formale di infrazione che ci
costringerebbe a prendere misure immediate per correggere un debito
eccessivo. Ferita e senza fucile, Bruxelles si è limitata ad emettere un
rantolio. Così sono partite delle lettere di “avvertimento anticipato”, un
modo di ricordare che bisogna rispettare il percorso di aggiustamento
concordato. Un po’ come minacciare con la fionda chi vive dentro un carro
armato. Inevitabile che a Palazzo Chigi si sia scoppiati a ridere. Il
presidente del consiglio è felice di poter smentire tutti i commentatori che
avevano previsto la manovra correttiva, tanto da invitarli a fare i conti con
la realtà. Il ministro Padoan gongolava, la flessibilità ha finalmente vinto,
e lui potrà smetterla di girare con quel cipiglio severo, se vuole raccontare
storielle divertenti ai suoi colleghi, è il momento. Il rigore ha perso. E
come poteva mai vincere quando l’Unione europea si prepara a sganciare altri
tre miliardi alla Turchia? Solo al Quada può metterci al sicuro dai
terroristi, per cui pieghiamoci al ricatto dei turchi che sono amici di al
Quada. Almeno non faremo la fine dei cittadini newyorkesi chiusi nelle Torri
gemelle. Una volta che un tipo come Erdogan detta l'agenda, con che coraggio
si può dire all’Italia di mettere i conti in ordine? Non si è nemmeno capaci
di mettere la Macedonia, non vogliamo dire l'Ungheria, al suo posto! E forse
che la stessa Germania con il suo surplus elevato e i pochi investimenti, può
considerarsi in regola? Se la Germania non è imperscrutabile, scusate, cosa
pretendete dalla Bulgaria e dalla Croazia? Morale, a 14 anni dall’adozione
della moneta unica ci si trova davanti ad un fallimento che è ancora
difficile riuscire a misurare completamente. Presto vedremo il ritorno dei
sostenitori della spesa pubblica, quegli anziani e rispettabili professori
keynesiani con la loro bella ricettina piegata nella tasca, convinti che
l’austerità sia stata la causa di tutte le nostre pene. Un partito, il loro,
pensate, che esisteva già nella Francia dell’Ancien Règime tre secoli fa.
Allora non c’era Keynes, ma c’era Calonne, sicuro che sarebbe bastato
sostituire alla severa politica di Necker una più generosa e la crisi si
sarebbe arginata da se. Senza ricordarsi che per lo stesso motivo Necker
sostituì un altro luminare come Turgot. Tutti questi geni della finanza non
riuscirono a cavare un ragno da un buco, tanto che alla fine si fece prima a
seppellire l’ intero sistema. Quanto stiamo rischiando nell’Europa di oggi. Roma, 9
marzo 2016 |
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